In Sicilia l’arte della filatura dei tessuti e dei ricami coesisteva già alla Corte Normanna nel 12′ secolo; un’antica tradizione artigianale introdotta dagli Arabi e molto diffusa a Palermo.
Infatti in quell’epoca nel Palazzo Reale vi erano due opifici,i cosiddetti Tiraz, dove si producevano tessuti e ricami di alta qualità.
Lo Sfilato si affermò in Sicilia nel 16′ secolo e si diffuse dapprima nelle chiese per gli ornamenti sacri .
A Ragusa si diffuse grazie ad una nobildonna piemontese , Ester Manari La Rocca di San Germano. moglie del Barone La Rocca. La baronessa , incuriosita da alcuni ricami trovati in un vecchio baule, li mostrò a Suor Luna del convento di Santa Teresa. Da quel momento le suore iniziarono a realizzare ricami usando quella tecnica.
Col passare del tempo lo Sfilato entra a far parte del corredo più pregiato delle fanciulle appartenenti alla famiglie nobili locali.
Lo Sfilato viene eseguito su tessuri pregiati come il lino puro. Si può lavorare a mano e sul telaio. La tecnica consiste nello sfilare tre o quattro fili della tela, sia nel senso dell’ardito che in quello della trama, e di ricoprire a cordoncino i fili rimasti in modo da formare un piccolo reticolato che fa da cornice al disegno.
Oggi lo Sfilato è inserito nel Registro delle Eredita Immateriali dell’UNESCO, Registro istituito dall’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Sicilia. Ancora oggi nel territorio del ragusano vi sono abili ricamatrici custodi di questa preziosa e antica tecnica di ricamo.
Ne è un esempio Chiaramonte Gulfi, cittadina barocca del territorio ibleo, dove è nato il Museo del Ricamo e dello Sfilato Siciliano.